maria del mare

"Non abbiate paura di me, non guardate

la mia pelle tatuata dal tempo, guardate

i miei occhi… sono velati di pianto,

perché hanno visto tutto il bene e tutto

il male che può capitare a una donna"

 

Una storia, ispirata dalla tradizione orale, dove le parola, il gesto e la musica si inseguono, si aspettano e si passano il testimone.

 

La luce apre e chiude lo spazio, costruisce una scenografia di ombre e colori, ricrea atmosfere, sottolinea emozioni, accompagnando una narrazione che si snoda come un percorso iniziatico con il Mediterraneo a fare da scenario.

 

Maria viene rapita dai pirati Saraceni sulle coste della Sardegna; viene fatta schiava e venduta come prostituta. Divenuta la favorita del bey di Tunisi, conosce l’amore, l’agiatezza, la gioia della maternità, ma anche il più grande dolore che la vita può riservare a una madre. Quando riesce a fare ritorno nella sua terra d’origine viene guardata con sospetto e considerata una strega ma, proprio perché emarginata, riesce a scampare alla terribile pestilenza che si abbatte sul paese, ritrovandosi erede di tutti i beni della comunità. Ormai giunta alla fine dei suoi giorni, Maria assurge a una dimensione quasi sacra e la sua vesticciola viene portata in processione, come una reliquia.

 

foto di Sara Deidda