EMBODY
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1. Premessa | voi siete qui
In questo tempo distopico in cui siamo precipitati, oltre alla tragicità della malattia e della morte reale, abbiamo sperimentato che senza una possibilità di espressione, senza relazione, socialità, bellezza, le case possono essere le tombe della nostra identità. Una città, un quartiere, l’intero Paese può diventare una tomba; un deserto. Questo presente ci consegna una società convalescente, ancor più fragile e bisognosa di aiuto, disorientata in un vero e proprio dopoguerra delle emozioni, in cui il distanziamento fisico si fa psicologico, prima ancora che sociale. È più che mai urgente, rinvenire l’originaria forza catartica del teatro, rinnovandola nella contemporaneità; risignificando la funzione terapeutica e sociale da cui è nata.
2. Embody | in presenza
Disincarnata in una virtualità d’intrattenimento o replicata come reperto, l’arte teatrale rischia di essere derubricata a una funzione sussidiaria e inessenziale. Appare fondamentale perciò ricostruire il rapporto in presenza con lo spettatore, restituendogli esperienza e percezione. Embody, in italiano – incarnare - vuole rimettere al centro del processo l’artista teatrale come specialista delle emozioni e della relazione. Si tratta di aspetti centrali per il superamento del trauma che la pandemia ha dischiuso e per la ricomposizione della frattura psicologica, relazionale e sociale che ne è derivata.
3. EmBody 0 | startup e sviluppi
Embody è un processo di prossimità, pedagogia e creazione, modulare, articolato in 5 movimenti.
- primo movimento: formazione degli attori Di concerto con Sardegna Teatro, abbiamo attivato un laboratorio intensivo d 12 giorni, rivolto a un massimo di 10 partecipanti, in pari numero tra attrici e attori professionisti. Il laboratorio ha avuto come obiettivo la creazione dell’equipe e l’emersione delle specificità espressive di ciascun attore – attrice, a partire da uno studio sulle emozioni. Oltre alla capacità di risonanza con lo spettro emotivo proprio e altrui, è stata sollecitata e favorita la capacità empatica e di presa in carico dell’altro; la qualità dell’ascolto; la disponibilità a creare dinamiche relazionali non stereotipiche e infine l’autonomia nel comporre il materiale esperienziale emerso.
- secondo movimento: elaborazione di una drammaturgia partecipata I soggetti emotivi via via raccolti duranti i workshop, verranno strutturati dall’equipe in una drammaturgia partecipata che fotograferà via via la condizione emotiva della comunità di riferimento, attraverso interviste social.
- terzo movimento: creazione di microdrammi immersivi I soggetti emotivi raccolti nei workshop e via via strutturati in una drammaturgia non narrativa ma emozionale, saranno alla base della creazione di microdrammi immersivi della durata massima di 15-20 minuti. Non propriamente frammenti spettacolari, quanto piuttosto piccoli rituali di ‘cura emotiva’, in cui l’attore è chiamato a incarnare e rispondere al bisogno emotivo raccolto in fase di ascolto. Le creazioni derivanti saranno degli haiku scenici, che si articoleranno in percorsi percettivi e emozionali, con l’interazione di prossimità.
- quarto movimento: creazione di una piattaforma online Il processo avrà come primo esito EmBody 0 [ Cagliari ] e attiverà una piattaforma online, strumento di partenza per una replicabilità del progetto in altre città. La piattaforma Em-body.org si strutturerà come una enciclopedia delle emozioni, continuamente aggiornabile dagli utenti,i che potranno depositare i propri soggetti emotivi nel linguaggio espressivo che riterranno più opportuno (scrittura, video, registrazioni, fotografia, musica, arte visiva).
Oltre a rappresentare un archivio digitale potenzialmente illimitato, la piattaforma sarà lo strumento di contatto per richiedere all’equipe l’attivazione di nuovi percorsi di prossimità, pedagogia e creazione, presso altre organizzazioni o enti culturali e di promozione sociale (teatri, scuole, associazioni ecc).
Infine, costantemente arricchito dalla comunità, EmBody potrà consentire agli utenti della piattaforma di creare un proprio percorso emotivo, assegnandolo agli attori e attrici dell’equipe, il cui profilo si attagli in modo prevalente.
Note sul lavoro
A Cagliari è avvenuto il primo movimento di un progetto articolato e complesso qual è Embody. La tappa sarda è stata una sorta di start up, il primo vagito di un processo che avrà poi un'articolazione online, tramite una piattaforma progettata a Cagliari e gestita direttamente dall'equipe formata in questi mesi, attraverso laboratori specifici. La piattaforma diventerà un archivio, un'indagine di monitoraggio sulle riflessioni relative all'emotività in questo presente pandemico e post-pandemico. Embody indaga le relazioni interpersonali e la qualità terapeutica dell'azione scenica. La pandemia ci fornisce un pretesto, un'occasione per riflettere sulla necessità di una ristrutturazione dei comportamenti, a partire dalla prossemica delle relazioni. L'esito della tappa di Cagliari sarà incarnata - attraverso un processo di embodiment, di incarnazione e non di rappresentazione - nel tessuto, nel corpo della città, in diversi luoghi che possono essere l'ambiente adatto, perché consentono di attivare degli inneschi di partecipazione e di incontro con il pubblico. Quindi il faro, l'archivio di stato, la palestra sono i luoghi, l'ambientazione di un percorso immersivo per uno o tre spettatori alla volta, che il pubblico potrà fare, guidato dai performer. I performer stanno componendo una drammaturgia partecipata, che si rispecchi in una forma capace di indagare l'emotività del momento - che, con l'amica Silvia Brè abbiamo definito il dopoguerra di tutte le emozioni - e, nel momento della performance saranno la guida dello spettatore. Piuttosto che attuare una rappresentazione frontale, si tratterà di indirizzare verso un percorso esperienziale immersivo, in cui la forma accade in maniera improvvisa, inaspettata e di quella forma fa parte lo stesso spettatore. L'oggetto scenico formale è utilizzato come mezzo poetico terapeutico, è l'oggetto transizionale che serve allo spettatore per compiere un percorso, che attraversa anche la riacquisizione di un rapporto con il proprio corpo, mortificato nei lunghi mesi di lockdown, diventato più che mai problematico infettivo, contagioso. Attraverso una pratica di danza cercheremo di compiere una fisioterapia spirituale che ricollochi il corpo in una sua dimensione immaginativa; accadrà un momento di riacquisizione della fiducia e superamento della rabbia, con l'azione che svolgeremo dentro una palestra o su un ring. Ci sarà una riflessione sul futuro al faro, un tentativo di elaborare il senso dello shock del lutto alla cripta, accompagnato da un compianto, un'omelia guidata dalle attrici. Ogni azione drammatica è in realtà un piccolo dispositivo curativo, per quell'attimo che il pubblico si concederà, una riconsiderazione della necessità di ritornare a percepire, elaborare e trasformare tutta una gamma di emozioni.
Davide Iodice
IMMAGINE: MARCO SANTANIELLO @ SUBTITLE