avalanche

In Avalanche i due esseri umani protagonisti vengono osservati da occhi ciclopici come antiche polveri conservate in un blocco di ghiaccio. Camminano all’alba di un nuovo pianeta, sotto il peso della loro millenaria tristezza. Tutto quello che non è sopravvissuto agisce, invisibile, su tutto ciò che invece è rimasto e che viene rievocato come regola, collezione, elenco di possibilità.
La danza si pone in una costante tensione verso l’infinito dell’enumerazione, alla ricerca accanita di un esito. Gli occhi socchiusi, come a proteggere lo sguardo dalla luce accecante di un colore mai visto, afferrano l’abbaglio di un’estrema possibilità: una terra di sabbia e semi sulla quale qualcuno imparerà nuovamente a muoversi, dopo che anche l’ultimo archivio sarà andato distrutto.

In Avalanche a sos duos èsseres umanos protagonistas los abbàidant dae ogros mannos comente pruere antiga chistida in s’àstragu. Caminende in s’arbèschida de unu pianeta nou, suta su pesu de sa tristura millenària issoro. Sa danza si ponet inchirdinada cara a s’infinidu de s’enumeratzione, in una chirca pistighingiosa de unu resurtu.

In Avalanche the two human beings protagonists are being observed by cyclopic eyes, as ancient dusts preserved in a block of ice. They walk at the dawn of a new planet, under the weight of their millennial melancholy. The dance lives in a constant tension towards the infinite of enumeration, desperately looking for an outcome, one last possibility.