Pirandello/Beckett - ovvero "Atto senza parole" di Samuel Beckett e "All’uscita" di Luigi Pirandello per un dittico originale in cartellone da giovedì 19 a domenica 22 dicembre al Teatro Massimo di Cagliari per la Stagione del Teatro Stabile della Sardegna: in scena un mimo, tre attori, e una serie di figure di legno animate, deliziosamente intagliate da Donatella Pau, la burattinaia di Is Mascareddas. Protagonisti della nuova produzione dello Stabile, con regia di Guido De Monticelli, gli attori Edoardo Demontis, Paolo Meloni, Isella Orchis, Luigi Tontoranelli e le "creature" di legno, proiettate nelle scenografie fantastiche di Edoardo Cossu, Marta Spiga, Valeria Spiga, Eleonora Uras e i costumi di Adriana Geraldo, con disegno luci di Löic François Hamelin.
Spiega Guido De Monticelli nelle note di regia: «Pirandello/Beckett è uno spettacolo che mette insieme diversi linguaggi scenici: la pantomima, appunto (il folgorante Atto senza parole beckettiano), il pezzo teatrale (quel fulmineo e fulminante atto pirandelliano che è All’uscita), e infine, appunto, il teatro di figura, con l’irruzione di una serie di personaggi di quel “popolo di legno” che da sempre abita le zone più fantastiche e fantasmatiche del palcoscenico: “arsenale delle apparizioni”, la chiamerebbe Pirandello. E proprio un che di fantastico lega assieme, come un fil rouge, i due piccoli capolavori di questi due pilastri della drammaturgia e della cultura del ‘900 (entrambi premi Nobel): quel gorgogliare di stupefatto umorismo attraverso cui prende forma la metafisica parabola dell’esistenza.
E se, nella pantomima di Beckett riecheggia, in un susseguirsi di comicissimi inciampi e umanissimi impedimenti, un che di chapliniano (o forse qualcosa che ricorda Buster Keaton, che non a caso fu l’interprete dell’unico film di Beckett), nel “mistero profano” di Pirandello siamo oltre la soglia della vita, all’uscita di un cimitero dove i personaggi sono in realtà “apparenze” appena fuoriuscite dalla loro esistenza terrena; in attesa di una dissoluzione che non tarderà a venire, non appena ogni residuo, ogni conto in sospeso con la loro vita passata si sarà esaurito. Una pantomima, dunque, Atto senza parole, che racchiude, in una limpidissima partitura di gesti e pause di pensiero, tutta la vita, coi suoi irresistibili intralci, le sue aspirazioni e le sue frustrazioni, e un mistero profano, l’atto unico pirandelliano, che quella vita la prosegue per un attimo ancora oltre il suo termine, ripercorrendola tutta.
E non parrà strano che, alla fine, le uniche figure realmente vive e legate alla terra, “un Contadino, una Contadina, un vecchio asinello con un gran fascio d'erba sulla schiena e, sovr’esso, una Bambina” - secondo la didascalia di Pirandello - siano proprio loro: le figure di legno, che, come dice Pirandello dei “personaggi”, sono forse meno reali di noi, ma più vere. Un alberello lega i due atti. Ed è l’alberello all’ombra del quale il mimo beckettiano, dopo aver condotto la sua azione senza parole, finisce per spegnersi in un attesa senza più azione; e il Filosofo pirandelliano, rimasto solo, continua, imperterrito, a intrecciare il suo filo di parole.»
Anna Brotzu