Piccoli, quotidiani crimini consumati all'Hotel Paradiso

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Martedì, 12 Novembre, 2013

Lo spettacolo ha inaugurato con tre serate la stagione teatrale al Massimo

Piccoli, quotidiani crimini consumati all'Hotel Paradiso

L'ironica pièce della compagnia Familie Flöz

 

Un 45 giri gracchia nella hall della pensione in cima alle vette alpine: der Wind hat mir ein Leid erzhält (il vento mi ha raccontato una canzone), canta Marlene Dietrich con la sua rauca voce, mentre lo stralunato concierge danza seguendo il filo dei suoi sogni d'amore. È ormai giorno fatto e la luce illumina ogni angolo della vecchia e un po' squallida locanda di montagna dove si respira l'odore di polvere e passato, e tutto ha un gusto terribilmente retrò: le tendine a fiori, la carta da parati, i dischi in vinile. I gilet a scacchi e le gonne con lo scacco di sbieco.
L'Hotel Paradiso, 4 stelle sudate dal proprietario ormai morto ma in grado di manifestarsi ai familiari come un fantasma, scivolando all'occasione dal suo ritratto - esilarante trovata - è diventato un microcosmo familiare chiuso, dove irrompono solo personaggi misteriosi, inquietanti. Ma gli alberghi, si sa, sono luoghi di passaggio dove chi ci lavora può solo guardare e magari cercare di prendere quel che si trova, come fa la cameriera al piano, malata di cleptomania e sistematicamente scoperta. Anche dietro l'apparente tranquillità dei fatati paesaggi montani, la routine quotidiana e mediocre, metafora di vita, alla fine inghiotte tutto, in modo spietato e grottesco, spesso con pungente ironia, ma anche con catartiche risate. In scena resta solo l'appassionata di furti, capace di rubare dall'estintore alla bacinella, la sola a non entrare nei mortali giochi di potere.
Familie Flöz, la compagnia tedesca cult nata a Berlino e “venuta alla luce del ventre buio della terra attraverso un profondo pozzo”, ha inaugurato (con tre serate) la stagione del Teatro Stabile al Massimo di Cagliari regalando al pubblico la deliziosa e intelligente pièce “Hotel Paradiso”. Un'ora generosa di fresca comicità dove il gruppo, tre uomini e una donna per una decina di personaggi, ha mostrato la sua affascinante capacità di far vivere maschere, di parlare senza parole, di stupire e divertire, spostando ogni volta un po' più in là il gioco teatrale. Maschere con l'anima.
È la cifra del gruppo: utilizzare una forma di spettacolo antichissima ma molto rara, come il teatro delle maschere che intreccia magie, clownerie, musica, acrobazie. Un'arte sublime sostenuta dall'incomparabile poesia dei racconti dei Familie Flöz. Solo così si spiega il fatto che le maschere, immutabili nelle espressioni, appaiano al pubblico rosse dalla vergogna, grugniscano di rabbia, si distendano nel più candido stupore.
All'Hotel Paradiso le quotidiane incomprensioni e gli equivoci tra i familiari che gestiscono la pensione diventano un esilarante e mortale vortice dove tutti inciampano. La vedova che governa scudisciando il suo bacolino sui figli, non reggerà al dolore per la perdita delle 4 stelle, strappate via da un avventore imbufalito. Tra i fratelli è un infinito gioco di dispetti, lui è una testa di vento innamorata e vuole che tutto resti com'è, lei prepotente e assertiva, stivali rossi e impermeabile dello stesso colore, è l'unica che vorrebbe portare un segno di novità: ci prova con le tendine, sostituendo i fiori con un rosso kitch. Entra nel gioco anche il ruvido cuoco dell'hotel dalla cui cucina giungono sinistri rumori di seghe che fanno a pezzi maiali prima, e cristiani poi. Il suo cuore cinico è in realtà di burro: è suo l'orso di pelouche nascosto sotto la sottana della cameriera e insieme scompariranno.
Lo spettacolo raggiunge l'apice con la gag del ladro che sfugge alla polizia avvolgendosi nel tappeto mentre due ispettori più imbranati di Clouseau, perfette parodie di Derrick, gli girano intorno senza accorgersi di lui. Resta la fonte dalla quale sgorga acqua con straordinari poteri: un sorso aiuta a riprendere la strada (della vita).
Proprio come fanno i Familie Flöz, coperti d'applausi. Dopo varie chiamate si tolgono le maschere e tranquillamente seduti sulla panca che prima nascondeva un cadavere, sorseggiano l'acqua ristoratrice, chiacchierando col pubblico.
 

Caterina Pinna

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