online il progetto HUMAN di Lella Costa e Marco Baliani

 

Prende il via, con un sito dedicato e un diario, il progetto HUMAN di Marco Baliani e Lella Costa, produzione Sardegna Teatro e  Mismaonda che debutterà a luglio 2016 e che vedrà, oltre i due noti artisti, la partecipazione di quattro giovani attori sardi selezionati dopo un workshop con Baliani ( Elisa Pistis – Noemi Medas – Davide Piludu e Luigi Pusceddu).
Le scene e i costumi saranno curati dallo stilista Antonio Marras e le musiche originali di Paolo Fresu.

Il progetto parte dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare.
 

HUMAN è un progetto di accoglienza già nel suo farsi. Le testimonianze dirette, i brandelli di vita vissuta, le narrazioni tramandate, ma anche le riflessioni di pensatori, filosofi, artisti antichi, moderni e contemporanei confluiranno nel diario di viaggio di HUMAN  che è possibile seguire on line da ieri 10 dicembre.

Il progetto del sito www.progettohuman.it è di due aziende sarde formate da giovani professionisti Netsoul e Subtitle.

Il sito sarà la traccia quotidiana degli incontri,  delle letture, degli approfondimenti,  dei ripensamenti e di tutte le visioni che porteranno prima al debutto dello spettacolo, in tournée sui palcoscenici italiani nella stagione 2016/17, poi alle sedi istituzionali d'Italia, d'Europa e del mondo in forma di reading.

 

MARCO BALIANI     LELLA COSTA

 

con

 

Elisa Pistis, Noemi Medas, Davide Piludu, Luigi Pusceddu

 

in

 

 

scritto da Marco Baliani e Lella Costa

collaborazione alla drammaturgia di Ilenia Carrone

scene e costumi di Antonio Marras

musiche originali di Paolo Fresu

 

regia di Marco Baliani

 

Una produzione MISMAONDA e SARDEGNA TEATRO

 

 

«D’armi io canto e dell’eroe che, primo, dalle coste di Troia venne all’Italia, profugo per suo destino». La prima ispirazione è stata l’Eneide, il poema di Virgilio che celebra la nascita  dell’impero romano da un popolo di profughi: in una lectio magistralis tenuta nell'aula magna dell'Alma Mater Studiorum di Bologna, Marco Baliani è partito dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare.

Poi l'incontro con Lella Costa e la reminescenza di un altro mito, ancora più folgorante nella sua valenza simbolica e profetica: Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte del fiume Ellesponto.

Prende avvio così HUMAN, dal  tema delle migrazioni e dalla volontà di  raccontarne  l' "odissea ribaltata".

Ma nel suo farsi vira, incalzato dagli eventi: al centro si pone lo spaesamento comune, quell' andare incerto di tutti quanti gli human beings in questo tempo fuori squadra.

 

HUMAN debutterà al Ravenna Festival l’8 Luglio 2016 e sarà in tournée sui palcoscenici italiani nella stagione 2016/17 per arrivare, nella stagione successiva, alle  sedi istituzionali d'Italia e d'Europa in forma di oratorio, nel tentativo di innescare un rito di partecipazione sul significato profondo di UMANITA’

Le testimonianze dirette, i brandelli di vita vissuta, le narrazioni tramandate e quelle elaborate sui fatti contingenti; le riflessioni degli autori, i loro ripensamenti, i contributi in video o scritti di quanti accetteranno di esprimersi sull’argomento contribuendo ad arricchirlo di sfumature, faranno parte del diario di viaggio dello spettacolo  che sarà possibile seguire on line giorno dopo giorno sul sito www.progettohuman.it .

 

 

HUMAN

 

Il titolo lo abbiamo trovato, la parola HUMAN sbarrata da una linea nera che l’attraversa, come a significare la presenza dell’umano e al tempo stesso la sua possibile negazione.

Umano  è il corpo  nella sua integrità fisica e psichica, nella sua individualità.

Quando questa integrità viene soppressa, o annullata con la violenza, si precipita nel disumano.

 

Umani sono i sentimenti, le emozioni, le idee, le relazioni, i diritti.

Li abbiamo sognati eterni e universali: dobbiamo prendere atto - con dolore, con smarrimento - che non lo sono.

La storia del nostro novecento e ancora le vicende di questo primo millennio ci dicono che le intolleranze e le  persecuzioni, individuali o di massa, nei confronti degli  inermi e degli innocenti, continuano a perpetrarsi  senza sosta.

 

Con la nostra ricerca teatrale vorremmo insinuarci in quella soglia in cui l’essere umano perde la sua connotazione universale, utilizzare le forme teatrali per indagare quanto sta accadendo in questi ultimi anni, sotto i nostri occhi, nella nostra Europa, intesa non solo come entità geografica, ma come sistema “occidentale” di valori e di idee: i muri che si alzano, i fondamentalismi che avanzano, gli attentati che sconvolgono le città, i profughi che cercano rifugio.

 

Ma se ci fermassimo qui  sarebbe un altro esempio di cosiddetto teatro civile, e questo  non ci basta: non vogliamo che lo spettatore se ne vada solo più consapevole  e virtuosamente indignato o commosso.

Vogliamo spiazzarlo, inquietarlo,   turbarlo,  assediarlo  di domande.

E insieme incantarlo e divertirlo, ché è il nostro mestiere.

 

E per riuscirci andremo a  indagare teatralmente proprio  quel segno di annullamento, quella linea che sancisce e recide: esplorare ( e forse espugnare?)  la soglia fatidica che separa l’umano dal disumano, confrontarci  con le parole, svelare  contraddizioni, luoghi comuni, impasse, scoperchiare  conflitti, contraddizioni, ipocrisie, paure indicibili.

 

Vorremo costruire un teatro spietatamente capace di andare a mettere il dito nella piaga, dove non si dovrebbe, dove sarebbe meglio lasciar correre. E andare a toccare i nervi scoperti della nostra cultura  riguardo alla dicotomia umano/disumano.

 

Senza rinunciare all’ironia, e perfino all’umorismo: perché forse solo il teatro sa  toccare nodi conflittuali terribili con la leggerezza del sorriso,  la visionarietà delle immagini, la forza della poesia.

 

Marco Baliani e Lella Costa