Maratona di New York il 21 giugno al Teatro di Sanluri

MARATONA DI NEW YORK al Teatro di Sanluri – Sport e teatro nella produzione 14/15 del Teatro di Sardegna
Il 21 giugno alle ore 19.00 al Teatro di Sanluri, nella rassegna organizzata da Abaco Teatro, andrà in scena la produzione del Teatro di Sardegna MARATONA DI NEW YORK, che ha debuttato a Cagliari durante la Stagione 14/15 riscuotendo grosso consenso da parte del pubblico cagliaritano.
Il testo è di un drammaturgo contemporaneo italiano, Edoardo Erba considerato tra i talenti più brillanti della sua generazione. Maratona di New York è il titolo più conosciuto fra i suoi scritti teatrali, è stato tradotto in diciassette lingue, pubblicato in otto e rappresentato in tutto il mondo. Un testo in cui si intrecciano tutte le sfumature, dal giallo alla vena comica della commedia.
La storia è quella di due amici che si allenano per prepararsi alla famosa maratona cui sono intenzionati a partecipare. E corrono, per tutta la pièce, parlando, divagando, scambiandosi considerazioni, ricordi, paure, entusiasmi, gelosie, silenzi, sul ritmo di quella corsa. E lo straordinario pregio di questa piccola opera sta proprio nello svolgersi tutta correndo, cronometro alla mano.
Maratona di New York vede in scena due attori della compagnia del Teatro di Sardegna, Luigi Tontoranelli e Corrado Giannetti diretti da Francesco Brandi, le luci sono di Loic Francois Hamelin.
Produzione: Teatro di Sardegna
MARATONA DI NEW YORK
Di Edoardo Erba
con: Corrado Giannetti, Luigi Tontoranelli
Regia: Francesco Brandi
Ogni tanto penso che questa cosa della corsa sia una stronzata. Cosa abbiamo da dimostrare? E soprattutto: perché tutti i giorni bisogna dimostrare qualcosa?
Maratona di New York di Edoardo Erba, non è solo un testo, è un manifesto teatrale.
Concepire un testo dove i due personaggi corrono, nel vero senso della parola, per tutta la durata dello spettacolo è, oltre un tratto, ammettiamolo, di delizioso sadismo, un tocco di prepotente contemporaneità. L'attore, correndo, è costretto a esibire una capacità atletica e una concretezza interpretativa, che lo legano indissolubilmente allo spettatore, al pari del trapezista o del funambolo. E contemporaneamente si crea quel crudele inganno, come nella danza classica, dove la ballerina impegna con estenuante fatica muscoli e nervi per regalare allo spettatore l'illusione di leggerezza.
E dietro l'apparente leggerezza di due personaggi che chiacchierano allenandosi per la maratona di New York non c'ė solo la fatica della corsa, dei muscoli che cedono, del cuore che sente l'obiettivo al di là delle proprie forze. C'è un'amicizia profonda, tesa tra solidarietà e competizione, c'ė lo stridore esistenziale di sentirsi irrisolti, incompiuti.
Sfidano se stessi, prosciugano il fiato che gli resta in corpo, cercano di accorciare di ancora un altro metro la distanza che li separa dal sogno di attraversare il ponte di Brooklyn. Ma ci credono davvero a quel sogno? O è destinato a diventare il prologo di un fallimento, uno di quei progetti che col tempo cancelliamo dalla memoria e abbandoniamo nel fondo di un armadio come due scarpe da corsa vecchie, sporche, che non servono più.
In Maratona di New York, Mario e Steve si allenano col sogno di partecipare alla maratona più celebre del mondo.
Due amici, due personaggi molto diversi. Uno determinato a vincere, che trova nel sacrificio il solo viatico per il successo, che disprezza chiunque non metta tutto se stesso in quello che fa. L'altro più indolente, incline a prendere la vita con calma a rispettare i propri ritmi, il successo lo lascia indifferente, corre per il piacere di stare a contatto con la natura e scambiare due chiacchiere con un amico.
Due visioni opposte su come affrontare la vita, ma che riflettono sapientemente le due anime del nostro Paese, che potrebbe avere l’ambizione di vincere ma chissà perché, si trova sempre a partecipare!
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