Con Grunberg certe risate da non smettere di sanguinare

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Martedì, 13 Novembre, 2012

Fonte: L'Unione Sarda
13 novembre 2012


Teatro, la regia di Penchenat per una carrellata di corti amari e divertenti

Al Minimax di Cagliari la Storia fra drammi e ironia
La memoria intima si ricompatta. Quella collettiva, sbriciolata nei singoli microcosmi esistenziali, si arrampica e fa capolino dai ricordi dei protagonisti del testo. Tra i dissapori e i dolori è pronta a destarsi. Persino dai libri messi nelle scene del Minimax del Massimo di Cagliari. Pagine di diari e pure di Storia con la esse maiuscola, contenitori di autobiografia ceduta ai personaggi teatrali per farne testimoni dell'orrore che colpì anche la famiglia del drammaturgo Jean-Claude Grumberg, figlio di ebrei immigrati dalla Polonia. I testi dell'autore francese - a gennaio in Sardegna per tre giorni - si caratterizzano per una risata bruciante attanagliata alla denuncia teatrale del male della Shoah. Il padre morì in un campo di deportazione e non c'è l'infanzia dorata a cullare il presente, sempre nutrito di incalzanti interrogativi che pretendono risposte, al di là dell'umorismo impregnante, da un dio che tenta di fare di meglio ma può poco e fa ancora meno. E così nella carrellata dei corti raccolti in “Storie di famiglie”, portata sul palco nella rassegna dello Stabile della Sardegna per la regia di Jean-Claude Penchenat.
Lo spettacolo, in cartellone sino a domenica 18 (escluse le giornate di oggi e sabato), vede la riuscita prova di Cesare Saliu, Isella Orchis, Marco Spiga, Lia Careddu, Maria Grazia Bodio e dei giovani attori Alessandro Meringolo e Jacopo Zerbo, selezionati dal laboratorio 2012 “Questa sera si recita Grumberg”, promosso dalla compagnia guidata da Guido De Monticelli. Tra le scene, curate assieme ai costumi dai vincitori del bando “Largo ai giovani”, si moltiplicano insulti, oppressioni materne, tensioni e ossessioni. Si ride amaro con i personaggi di “Michu”, scritto nel 1966. Doppio spaesamento in “Couçi couça” che rosica feroce sugli abbandoni materni. Campeggia l'isteria familiare del saper vivere in “Le vacanze”, il meno riuscito dei sei per la scelta di dilatazione del ritmo. “Come va?” è un flash sulla incomunicabilità mentre “La mamma torna presto, povero orfanello” ha una vena di dolcezza repressa nella sofferenza che non cicatrizza. E, infine, “Sua madre” dissemina tracce di passato tragico nel presente teso e senza risoluzione. È un testo scritto quest'anno e rappresentato a Cagliari in prima mondiale che si conclude in chiave drammatica con un quadro fissato ancora per un attimo dalle luci di Löic Hamelin, prima di essere gettato all'oblio definitivo. L'intimo e il collettivo, appunto, e le mutevoli lacerazioni. O, con le parole di Grumberg, la sofferenza genera molti clienti.
Un successo, il debutto. Gli interpreti hanno restituito bene l'umorismo delle sequenze amare e anche i più giovani hanno dimostrato talento. Lo spazio del Minimax ha permesso di godere delle sfumature di voce degli attori storici della compagnia nell'inquietudine grottesca che attraversa questo teatro contemporaneo.

Manuela Vacca

 

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